
Prevedere quali pazienti appena ricoverati dopo il contagio da nuovo coronavirus svilupperanno una malattia grave è ancora un rebus. Ma i ricercatori della Washington University School of Medicine di St. Louis, nel Missouri, hanno dimostrato che con un esame del sangue abbastanza semplice e rapido è possibile prevedere, nel breve giro di un giorno dal ricovero ospedaliero, quali pazienti con COVID-19 sono a più alto rischio di complicanze gravi o addirittura di morte. Lo studio, pubblicato su JCI Insight, ha coinvolto circa 100 pazienti, ricoverati in ospedale con Covid-19. Una prognosi più precisa con il DNA mitocondriale Attraverso l'analisi del sangue gli scienziati possono misurare i livelli di DNA mitocondriale, una tipologia unica di molecola di DNA, che normalmente risiede all'interno dei mitocondri, gli organelli considerati le centrali energetiche delle cellule. Il DNA mitocondriale, che fuoriesce dalle cellule ed entra nel circolo sanguigno, è un campanello d’allarme che rivela come nell’organismo dell’individuo colpito dal virus stia avvenendo un genocidio di cellule che soccombono in modo violento. Secondo i ricercatori il test potrebbe servire a prevedere la gravità della malattia e a progettare meglio gli studi clinici, identificando i pazienti che potrebbero beneficiare di trattamenti sperimentali specifici, oltre a monitorare l'efficacia di nuove terapie messe a punto per abbassare i livelli di DNA mitocondriale. Un test specifico per individuare la morte cellulare I ricercatori hanno valutato 97 pazienti con COVID-19 al Barnes-Jewish Hospital, misurando i loro livelli di DNA mitocondriale sul primo giorno di degenza in ospedale, scoprendo che i livelli di DNA mitocondriale erano molto più alti nei pazienti che alla fine sono stati ricoverati in terapia intensiva, intubati o deceduti. I ricercatori hanno scoperto che questa associazione è indipendente da fattori quali età, sesso e condizioni di salute dei pazienti. I livelli di DNA mitocondriale sono risultati circa 10 volte più elevati nei pazienti con COVID-19 che hanno sviluppato una grave compromissione polmonare o che alla fine sono morti. Quelli con i livelli più elevati avevano un rischio 6 volte maggiore di essere intubati, 3 volte più elevato di essere ricoverati in terapia intensiva e quasi il doppio di probabilità di morire rispetto a quelli con livelli più bassi. Secondo i ricercatori, la maggior parte di altri marcatori di infiammazione misurati nei pazienti con Covid-19 sono marcatori generali di infiammazione sistemica, piuttosto che infiammazione specifica della morte cellulare. Un test in definitiva rapido e semplice da eseguire nella maggior parte delle strutture ospedaliere, perché utilizza le stesse attrezzature per il test PCR standard per Covid-19.
04/02/2021 - Riproduzione riservata
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