Oltre all’indice glicemico degli alimenti, ne esiste un altro poco conosciuto dalla maggior parte dei consumatori: si tratta dell’indice infiammatorio legato ai cibi. Secondo il blogger Günther Karl Fuchs, autore di Papille Vagabonde, esiste una relazione tra il cibo ingerito e lo stato di infiammazione che si può generare nell’organismo, come viene riportato online da Il Fatto Alimentare.L’indice di infiammazione degli alimentiL’indice infiammatorio è un indice utilizzato più negli studi medico-scientifici che nella quotidianità. L’infiammazione è associata a una serie di condizioni di salute croniche, come il cancro e le malattie cardiovascolari, quindi ridurla può aiutare a prevenire o in alcuni casi trattare queste patologie. Diversi studi indicano che l’alimentazione può contribuire a modulare l’infiammazione. La ricerca negli ultimi anni ha dimostrato che ci sono alimenti in grado di stimolare uno stato infiammatorio, altri che possono contribuire a ridurlo.La risposta del sistema immunitarioL’infiammazione è una risposta difensiva dell’organismo ad attacchi esterni, una normale reazione del sistema immunitario. Il problema sorge quando la situazione dura a lungo e si cronicizza nel tempo. Quando accade si parla di infiammazione cronica sistemica di basso grado (chronic low-grade inflammation), una condizione che può stimolare l’invecchiamento cellulare e favorire, secondo i ricercatori, lo sviluppo di patologie degenerative come le malattie cardiovascolari, l’artrite reumatoide, il diabete e l’Alzheimer. Per questa ragione i nutrizionisti invitano a seguire un’alimentazione ricca di cibi antinfiammatori e povera di cibi proinfiammatori.Come si fa a calcolarloIl metodo più semplice per calcolare questo indice in base è la titolazione dei livelli di proteina C reattiva (PCR) nel sangue. La PCR è una proteina prodotta dal fegato, che funge da marcatore biologico stabile per la rilevazione dell’infiammazione in fase precoce. La PCR si può misurare con un semplice esame del sangue che viene generalmente prescritto quando c’è il sospetto di un’infezione batterica, una meningite, un tumore, ma anche una malattia infiammatoria intestinale (MICI), una malattia autoimmune, l’artrite reumatoide, un’artrite cronica o il morbo di Chron. In questi ultimi anni, tuttavia, diversi laboratori biotecnologici hanno messo a punto test sierici e genetici più sofisticati, in grado di misurare sia dal punto di vista quantitativo sia qualitativo il grado di infiammazione cronica silente che può compromettere la salute e lo stato di benessere di un individuo.
04/02/2021 - Riproduzione riservata
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